Lavorare per vivere o vivere per lavorare?
Tirar tardi in ufficio, senza un motivo specifico, ma solo per confondersi, per essere in linea con l’andazzo generale, per non beccarsi le occhiataccie di colleghi e capi, per non passare per il fancazzista che esce presto e che evidentemente non ha voglia di lavorare e di conseguenza non puo’ che rendere poco.
Oppure uscire presto, circondati da un misto di riprovazione e invidia, accompagnati dalla battuta dei piu’ coraggiosi: “Fai mezza giornata oggi, eh?”
A Milano, mediamente, si torna a casa tardi. Si sacrifica una parte della propria vita personale sull’altare dell’approvazione sul posto di lavoro. Piu’ ore passi in ufficio e piu’ ci tieni, piu’ sei un bravo lavoratore.
Eppure il tempo e’ una delle risorse piu’ importanti che abbiamo. E ci rinunciamo, con leggerezza. Perche’ non c’e’ alternativa.
E’ notizia di oggi che il vicecancelliere tedesco il mercoledi andra’ a prendere la figlia al kindergarten invece che partecipare alla riunione settimanale.
Al di la’ del fatto, evidente, che dietro questa notizia non ci sia (solo?) una decisione personale ma una campagna di comunicazione, posso solo confermare come in media ci sia una differenza abbissale nel bilanciamento famiglia-lavoro tra Germania e Italia.
Per la mia esperienza, qui dedicare tempo alla famiglia e alla vita personale e’ considerato un valore e non una mancanza lavorativa. Noi, da quando viviamo qui, abbiamo recuperato 1-2 ore di vita familiare al giorno. E visto che il tempo e’ la risorsa piu’ importante che abbiamo, questo incide molto pesantemente sulla nostra qualita’ della vita.
Al Kindergarten della nostra piccola alle 16 ci sono tanti papa’ a prendere i figli: diciamo il 35-40%. In italia credo di non averne mai visto uno. Idem a danza o a hockey: sono le 15-le 16 di pomeriggio ed e’ pieno di papa’ che accompagnano i figli, li cambiano, li guardano ballare, giocare, etc.. Non so che lavoro facciano, ma sono li.
La gara a chi fa piu’ tardi negli uffici milanesi qui sarebbe impensabile. Anzi, si cerca di fare presto per tornare a casa. E questo non e’ considerato una pecca ma un valore. Se ci tieni alla tua vita privata e (se ce l’hai) alla famiglia, sei una persona che sa dare il giusto valore alle cose e che merita rispetto. E tutto questo conta, anche sul lavoro.
Anni fa un’amica italiana che lavorava ad Amsterdam mi raccontava di essere stata richiamata dal capo del suo capo, perche’ usciva dall’ufficio oltre il normale orario di lavoro. C’era qualcosa che non andava: o lei era incapace di fare il lavoro nei tempi previsti o il suo capo le aveva assegnato un carico di lavoro eccessivo. In entrambi i casi, c’era un problema. Che andava risolto.
Ovviamente ci saranno aziende in Germania dove si tirano le 8 di sera senza battere ciglio e aziende in Italia dove se esci alle 5 ma porti i risultati che devi sei considerato una risorsa valida (e io ho avuto la fortuna di lavorarci, in un’azienda cosi: grazie Miriam, grazie Gianni, grazie Marcello). Ma, a parte le eccezioni, il trend e’ quello. E mi fa essere felice di essere qui. In un posto dove, mediamente, si ha piu tempo per la vita.
Non ti auguro un dono qualsiasi,
ti auguro soltanto quello che i più non hanno.
Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere;
se lo impiegherai bene potrai ricavarne qualcosa.
Ti auguro tempo, per il tuo fare e il tuo pensare,
non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri.
Ti auguro tempo, non per affrettarti a correre,
ma tempo per essere contento.
Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo,
ti auguro tempo perché te ne resti:
tempo per stupirti e tempo per fidarti e non soltanto per guadarlo sull’orologio.
Ti auguro tempo per guardare le stelle
e tempo per crescere, per maturare.
Ti auguro tempo per sperare nuovamente e per amare.
Non ha più senso rimandare.
Ti auguro tempo per trovare te stesso,
per vivere ogni tuo giorno, ogni tua ora come un dono.
Ti auguro tempo anche per perdonare.
Ti auguro di avere tempo, tempo per la vita.